Aiga contro il nuovo Codice deontologico forense, che limita pesantemente la presenza online dei legali

Aiga contro il nuovo Codice deontologicoforense, che limita pesantemente la presenza online dei legali: niente social,pubblicità vietata, è possibile usare solo domini con proprio nome o quello delproprio studio

INTERNETE FACEBOOK “VIETATI” AGLI AVVOCATI ITALIANI
«RIVEDERE LA NORMA CHE LIMITA L’USO DEL WEB
PER PROMUOVERE LA PROPRIA PROFESSIONALITÀ»

La presidente Giorgi scrive al ConsiglioNazionale Forense: «Un vero bavaglio. Restrizioni anacronistiche che pongono lanostra categoria in una condizione di disparità e svantaggio. E anche ilcittadino ci perde»

(Roma, 29/10/2014) Niente Web per gli avvocati italiani.O, meglio, accesso alla rete in dosi omeopatiche. Il nuovoCodicedeontologico approvato dal Consiglio Nazionale Forense, in vigore dal 15dicembre, permette infatti a un legale che voglia dare informazioni sullapropria professione di farlo utilizzando, come recita l’articolo 35, «esclusivamentei siti web con domini propri senza reindirizzamento, direttamentericonducibili a sé, allo studio legale associato o alla società di avvocatialla quale partecipi». Niente Facebook, niente pubblicità online,paradossalmente anche la presenza su siti come paginegialle.it sembra inbilico.

Stando alla formulazione della norma, sarebbe impossibile,per esempio, che un avvocato o un gruppo di avvocati attivi su Romapresentassero i propri servizi – magari anche offrendo informazioni eaggiornamenti – su un sito dal dominio avvocati-roma.info. E ancora, lanorma lascia intendere che un avvocato che cura la propria pagina Facebookprofessionale (che potrebbe essere per esempiohttps://www.facebook.com/pages/Studio-Legale-Rossi) offrendo informazioni eaggiornamenti gratuiti utili al cittadino debba ora sospendere questaattività.

Ancora, l’articolo 35 recita che «L’avvocato è responsabile delcontenuto e della sicurezza del proprio sito, che non può contenere riferimenticommerciali o pubblicitari sia mediante l’indicazione diretta che mediantestrumenti di collegamento interni o esterni al sito».

La norma, formulata in modo equivoco, secondo alcunicommentatori vuole impedire l’utilizzo di strumenti di pubblicità onlinequali Adwords di Google (il più diffuso del genere). «Se davvero questaè la ratio – sottolinea la presidente dell’Associazione Italiana GiovaniAvvocati Nicoletta Giorgi – si tratta di una limitazioneingiustificata e inaccettabile. Questi link a pagamento, se correttamenteutilizzati, costituiscono un veicolo lecito per “indirizzare” potenzialeclientela verso il proprio sito, che contiene la presentazione dei propriservizi e dei propri titoli. Proprio come accade con qualsiasi inserzione sugiornali o con le affissioni, finanche in autobus. Esattamente comeun’inserzione su un giornale o una rivista, che ha lo scopo di reindirizzarei clienti verso lo studio del professionista. La disparità di trattamentoè tanto evidente quando ingiustificata. Analogo discorso vale anche per i sitidedicati alla ricerca di avvocati (ad es. albonazionaleavvocati.it), che ha lostesso ruolo degli elenchi cartacei con inserzioni a pagamento (ad es. PagineGialle) .

«La restrizione dell’utilizzo del web, oltre ad essereun vero bavaglio anacronistico, porrebbe la nostra categoriaprofessionale in unacondizione di forte disparità e svantaggio, ancherispetto agli altri colleghi professionisti che non devono sottostare a limitidi scelta degli strumenti con cui veicolare le proprie informazioni»,sottolinea Giorgi, che lo scorso 27 ottobre ha inviato una lettera alConsiglio Nazionale Forense con la richiesta di chiarimenti sullaquestione.

«Confidiamo che la risposta del CNF sia fondata su unalettura moderna della materia e della realtà in cui i professionisti sitrovano a svolgere la propria attività, in concorrenza anche con studiinternazionali che fanno uso massiccio delle nuove tecnologie e degli strumentidi informazione e pubblicità. Diversamente, ostacoli e costi ricadrebbero alsolito sui giovani, impediti ad utilizzare strumenti economici maampiamente diffusivi. Evidentemente ciò che non si conosce fa paura: maquesto limite di chi regolamenta la nostra professione non lo dobbiamo pagarenoi», conlude la presidente di Aiga.

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy