Durante un’udienza presso il Tar dell’Emilia Romagna, il Giudice Dott. Giancarlo Mozzarelli sembrerebbe aver imposto ad una giovane praticante avvocata, di fede musulmana, di togliersi il velo, che le cingeva il capo lasciando scoperto il volto, pena l’allontanamento dall’aula giudiziaria.
Il Giudice avrebbe motivato la suddetta imposizione facendo riferimento al rispetto della cultura italiana e delle sue tradizioni, che sarebbero state violate dalla presenza in aula di un copricapo simbolo di religione diversa da quella cattolica.
Di fronte alle suddette rimostranze la giovane professionista ha liberamente deciso di abbandonare l’aula giudiziaria piuttosto che ottemperare all’obbligo che le veniva imposto.
Sul punto il Presidente dell’AIGA, l’avvocato Alberto Vermiglio, nel manifestare la propria personale solidarietà alla giovane Collega, osserva “che la giustizia è per sua natura laica, e che le norme del nostro codice disciplinano senza differenze di religione, razza o sesso, nel pieno riconoscimento dei principi costituzionali”.
Proprio nella nostra Carta Costituzionale, l’art. 19 riconosce ad ognuno il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, con l’unico limite di non adottare riti contrari al buon costume.
Senza entrare nel merito del caso odierno, il Presidente Vermiglio sottolinea che lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura, nella sua nota del 22.02.2012, ha precisato che “nell’udienza deve essere garantito il pieno rispetto di quelle condotte che, senza recare turbamento al regolare e corretto svolgimento dell’udienza, costituiscono legittimo esercizio del diritto di professare la propria religione, anche uniformandosi a precetti che riguardano l’abbigliamento ed altri segni esteriori”.
Se il caso può così ritenersi risolto, l’AIGA però sottolinea la circostanza che “ad una giovane Collega – continua Vermiglio – è stato impedito di svolgere liberamente la professione forense, sulla base di prerogative di direzione ed organizzazione dell’udienza, riconosciute al Giudice, che in nessun caso possono derogare a principi fondamentali legati alle libertà fondamentali riconosciute dal nostro ordinamento. Credo proprio sia giunto il momento di inserire la figura dell’avvocato come soggetto costituzionale della giurisdizione!”
L’AIGA auspica, perciò, che presso tutte le sedi giudiziarie sia garantita la libertà ai giovani di esercitare la professione forense, nel pieno rispetto delle normative esistenti per l’accesso alle aule di giustizia e dei principi costituzionalmente garantiti.